Ricordo ancora quella sera come fosse successa ieri. Ero stato contattato dal coreografo Peter Larsen, direttore artistico della scuola di danza storica che porta il suo nome, il Peter Larsen Dance Studio, per condurre uno spettacolo di sua ideazione. Mi disse, fin da subito, che si sarebbe trattato di uno show particolare ma mai avrei pensato che sarebbe stato uno di quei momenti che, in qualche modo, ti cambiano e ti migliorano. Avete presente quando guardi un’opera d’arte, un balletto, un quadro, un concerto, insomma un’espressione d’arte e, quando finisce, ti lascia quella voglia di fare qualcosa di bello? Ecco questa era la mia sensazione al termine della serata.
Il Teatro comunale di Alessandria era stato letteralmente spogliato di tutte le sovrastrutture tecniche e strutturali del palcoscenico. Le quinte e il fondale non esistevano più. Nell’idea di Peter c’era la vogli di fare vedere la realtà senza filtri, senza coprire nulla. In effetti il pubblico era in grado di vedere tutto quello che accadeva in scena e tutto ciò che avveniva ai lati. Si vedevano i ragazzi che stavano per entrare in scena e quelli che già erano al centro dell’attenzione.
Ma la particolarità di quella serata non era solo questo stravolgimento di scenografia ma era la presenza e l’interazione tra performer definiti socialmente “abili” e quelli “disabili”. Ma questa distinzione, quella sera, davvero non si percepiva. Il coreografo era stato talmente sensibile e delicato da proporre uno scenario in cui tutti erano uguali, dove le differenze nemmeno le vedevi.
Un grande successo di pubblico e per la stampa come potete immaginare. Io porto nel cuore quei momenti che avevano preceduto la serata a teatro, attimi di preparazione della scaletta ma, soprattutto, incontri con i ragazzi per capire il loro mondo e poterlo raccontare con la stessa sincerità con cui loro si erano raccontati a me.
Ero inconsapevole che quella esperienza sarebbe stata l’inizio di un mio cammino che mi avrebbe portato a lavorare a contatto con la disabilità e sarebbe diventata poi parte della mia vita.
Eternamente grato a Peter e a tutti i ragazzi che quella sera si sono presentati a noi senza filtri e ci hanno dato la possibilità di vedere tutta la loro bellezza.